Il revisionismo storico è il riesame critico di fatti
storici sulla base di nuove evidenze o di una
diversa interpretazione delle informazioni esistenti,
considerando tutte le parti politiche e sociali come
testimoni importanti.
Il periodo in oggetto della
serata sono gli “anni di piombo” tra la fine degli
anni 60 e la fine degli anni 70, un decennio del
quale alcuni di noi ben ricordano gli eventi pur
essendone stati alla larga e che invece il relatore
Cecco Bellosi ha interpretato in prima persona.
Come si diventa da giovane spensierato al Liceo
Giovio ad essere un pericoloso terrorista? Si
comincia con contestazioni studentesche in un
periodo in cui si creano sinergie tra studenti e
operai con la nascita di movimenti extraparlamentari che sosterranno le successive
lotte.
Il contesto è quello di una Italia nella quale
l’ideologia marxista si accompagnava alla critica
della società vista come repressiva. Nei militanti
delle Brigate Rosse e di Potere Operaio sorge il
timore di un colpo di stato in un momento in cui
l’intera fascia mediterranea si trovava sotto regimi
di stampo fascista e l’estrema destra non poteva
tollerare spostamenti dell’equilibrio politico in Italia
verso il Partito Comunista, peraltro in quegli anni
in continua crescita.
L’attentato di piazza Fontana
del 1969 porta i militanti a scegliere la via delle
armi contro una repressione che incarcera migliaia
di persone. Sono appunto gli “anni di piombo” in
cui si contarono oltre 350 morti per atti di violenza
politica e che culminarono nel 1978 con il
sequestro e l’uccisione di Aldo Moro, momento
che -secondo il Relatore- segna l’inizio della
caduta delle Brigare Rosse nella loro incapacità di
gestirne la trattativa di una possibile liberazione.
Comunque la lotta armata -dice Bellosi- è stato il
punto estremo di un movimento che ha inciso nella
storia d’Italia promuovendo anche riforme radicali (
es: lo statuto dei lavoratori, la riforma del Sistema
Sanitario Nazionale, il referendum sul divorzio) .
Poi
si fanno i conti con le scelte: il Bellosi arrestato
(non per fatti di sangue pur riconoscendone la
responsabilità politica) sconta 10 anni di carcere e
da li inizia, grazie a personaggi come il Cardinale
Martini ed in seguito Don Aldo Fortunato un nuovo
percorso che sfocerà nella partecipazione tramite
Fratel Attilio Tavola alla Comunità “il Gabbiano”,
inizialmente negli anni 90 per pazienti con AIDS,
oggi per migranti, nuclei familiari, soggetti con
dipendenze varie, anziani ecc.
Oggi, sempre come
Gabbiano, anche con la Cooperativa Agricola
Sociale in Valtellina con 12mila m quadrati di vigne
e la produzione di Nebbiolo e Sassella (che
abbiamo gustato nella cena). Una scelta intrigante
quella di portare al Rotary un relatore così
particolare che invece ha avuto una platea molto
attenta anche se resta la domanda: di tutto questo
ai giovani… importa?